"Autopresentazione" di F. Gentilini (1939)    


dal catalogo della III Quadriennale, Roma, Palazzo delle Esposizioni, febbraio-luglio 1939
   
[…] I quadri che espongo, una ventina, vanno dal ’36 al ’38. e nella mia pittura non cerco d’essere né antico né moderno: cerco d’essere semplicemente e quanto più possibile me stesso, ch’è forse, anche in arte, il miglior modo di distinguersi quando si ha qualcosa da dire. 
Amo una pittura chiara e naturale, e verso quella appunto ogni mio studio. Il mio ideale sarebbe quello di Spadini quando diceva: ‘Vorrei che i miei quadri potessero piacere tanto all’intenditore come al calzolaio’. E mi considero lontano tanto dalle astrazioni intellettualistiche come da certe elaborazioni affidate al puro gusto e basta. Né so quale altra testimonianza potrei offrire sul mio lavoro, considerato che, più che con le parole, anelo a spiegarmi col mio lavoro stesso. E spero di riuscirvi. 
Solo voglio aggiungere che pagherei a non essere pittore, e cioè parte in causa, per poter liberamente dichiarare che ormai la pittura italiana, superati alcuni atteggiamenti polemici, non teme confronto con quella contemporanea degli altri Paesi.