"Franco Gentilini, un pittore amato non soltanto dai letterati" di E. Steingräber (1991)    


in: E. Steingräber (a cura di), Franco Gentilini, catalogo della mostra, Halle, Ludwigshafen am Rhein, Oberhausen, Venezia, Arnoldo Mondadori Arte, Milano
   
[…] dal caos totale lasciato dalla guerra nel 1945 non era possibile uscire, a giudizio di tutti gli artisti antifascisti italiani, se non ricercando senza illusioni un inizio completamente nuovo. Gli antichi modelli storici erano stati svuotati di significato dagli abusi perpetrati dal Fascismo. Un nuovo inizio pareva possibile soltanto riagganciandosi alla vecchia avanguardia. Mentre la maggior parte degli artisti italiani si riunisce in gruppi e si trova a dover scegliere tra il “realismo sociale” preteso dalla sinistra, l’arte informale o l’“astratto-concreto” situato tra poesia e realtà, che per un certo tempo trova una sua collocazione nel Fronte Nuovo delle Arti fondato nel 1946, Gentilini rimane solo e va per la sua strada. […]
 Il nuovo stile “rigoroso”, “severo” di Gentilini, che giunge a una sua piena espressione intorno al 1953, affonda le radici nella tradizione artistica romagnola e al contempo nell’avanguardia internazionale. Le serie dei “Banchetti” e delle “Nature morte” rappresentano senza dubbio uno degli apici della sua produzione. I piani del tavolo sono disposti verticalmente, le persone, ridotte a mere forme geometriche, somigliano a esangui manichini. Gli enigmatici e umili oggetti colorati sparsi sul tavolo si ripetono in maniera stereotipa in analogie, richiami e rimandi. La forma circolare, la sfera, si propone come frutto rotondo, testa, seno, rotondità del ventre, disco del sole. Ogni dettaglio è colmo di significato, è allusivo. Scorgiamo, occupato da una marionetta, un metafisico teatrino di cifrata poeticità e d’intonazione elegiaca. Viviamo non solo il divertimento ma anche la vicinanza della morte. […] 
Donne e ragazze svolgono un ruolo importante nell’opera di Gentilini. È la raffinatezza alla ricerca dell’innocenza, che caratterizza le sue bambole: Eva o Sirena, Ippolita, amica o amante, sono donne moderne, etère rinascimentali, donne bizantine e creature dell’Etruria romagnola insieme. Sovente sono precoci ninfe, simili alle figure di ragazza di Fellini, Moravia o De Libero. […] 
Già per gli antichi Greci Mnemosine, la musa della memoria, era la madre di tutte le Muse. La memoria setaccia l’essenziale delle esperienze passate. Sigmund Freud e Gustav Jung illustrarono il valore della memoria per il processo di maturazione dell’uomo. In letteratura pensiamo a Proust, Musil o Kafka, in pittura ai surrealisti e alla pittura metafisica, nel cui seguito rientrano anche i ricordi e i sogni della tarda produzione gentiliniana: sono i “Giardini segreti”, dipinti a partire dal 1961, i ricordi d’infanzia di Gentilini, in cui il sogno rende possibile tutto ciò che è meraviglioso. L’artista conserverà questo paradiso di gioventù dei sogni sino alla vecchiaia.Dal momento che i “quadri di sogno” di Gentilini coniugano brani della realtà oggettiva, non stupisce affatto che a partire dagli anni Sessanta egli si serva anche del collage accentuando il tal modo il carattere materico del dipinto. Etichette, ritagli di giornale e fotografie collegano il quadro attraverso molteplici associazioni, alla realtà della vita di tutti i giorni e rendono più complesso il messaggio artistico. […] 
L’elemento grafico forma - come in Klee – l’“impalcatura” poetica dei quadri di Gentilini sviluppandosi in un intimo connubio con il colore e intensificandone la suggestione morale. Il disegno è il fondamento dell’arte di Gentilini che sin da ragazzo fu un disegnatore “di grande talento e instancabile”. […] In Gentilini il disegno ha funzioni diverse ma sempre importanti. I disegni preparatori passano dalla prima idea dello schizzo rapido, come memoria di un’esperienza visiva attraverso il disegno della composizione, per arrivare in casi eccezionali fino al cartone con le dimensioni previste per il quadro. Solitamente, però, il disegno preparatorio del dipinto viene eseguito direttamente sulla tela. Esso rappresenta la vera e propria “impalcatura” della composizione.
Per la maggior parte i disegni di Gentilini, tuttavia, non sono meri strumenti, ma posseggono una propria bellezza e poliedricità. Con la medesima maestria egli si serve della dura matita, dell’appuntita penna, del morbido gesso, della sanguigna e del trasparente acquerello. I contorni nel loro muoversi a tentoni, con il loro carattere fragile e poroso possono assomigliare a un disegno di bambino oppure avere il carattere scarno e geometrico del progetto di un architetto sulla tavola da disegno; possono favoleggiare come “capriccio” con arabeschi figurativi, ma rimangono sempre univoci, evidenziando la “solidità” delle cose nel senso di una schietta italianità. Un’italianità e una grazia che si impongono appieno anche oltreoceano, quando nel 1959 Gentilini “cattura” la poesia della metropoli americana nei disegni dei ponti di New York.
Indimenticabili sono i numerosi ritratti che Gentilini fece degli amici, poeti e scrittori, della moglie Luciana e gli autoritratti. Il disegno ritrattistico ad acquerello di James Joyce, destinato alla copertina della monografia di Ettore Settanni nell’Edizione del Cavallino a Venezia, può essere considerato senz’altro uno dei vertici della grafica europea del XX secolo. L’acuto spirito d’osservazione non si manifesta soltanto nella resa della fisionomia, ma va a toccare anche strati più profondi, riguardanti l’essere del poeta e della sua arte. […] 
La pittura “gentiliniana”, toccata dalla “grazia”, una delle meravigliose virtù degli italiani, attinge da quelle profonde fonti che alimentarono un’infanzia ormai lontana. È una pittura malinconica e allegra insieme. Le visioni apocalittiche le sono estranee. Ricordando l’innocente umiltà di Fra Angelico, Jouffroy chiamò il nostro artista “Fra Gentilini”. L’immaginario ilare-poetico gentiliniano ha indotto più d’un critico ad annoverare Gentilini nella schiera dei pittori “neoprimitivi”, anticheggianti, vale a dire a considerarlo “inattuale”. Chi così giudica in maniera superficiale non ha colto dietro la facciata luminosa e chiara del “museo italiano” (Dino Buzzati) quella più profonda densità, quella visione “metafisica” della realtà, che sottrae le cose a un’elaborazione immediata, dell’arte di Gentilini. I suoi quadri, situati tra sogno e realtà, rimangono un enigma che resta sempre da svelare. […]