"Pittura "riminese" di Gentilini" di T. Scialoja (1953)    


in: "Letteratura", a. I, nn. 5-6, Roma, settembre-dicembre 1953, pp. 101-109
   
[…] Pittura “riminese” di Gentilini: valga come formula favolosa adatta a illuminare una ben attuale e giustificata condizione di stile. Infatti la pittura riminese del trecento e in particolare il ciclo degli affreschi di Pomposa parrebbe aver disvelato e chiarito a Gentilini proprio una soluzione per piani grafici e diremmo di esaltazione “grafica” del colore: dove il contorno ha precisa funzione di ritmo non come linea funzionale suggerente volume e modulazione plastica, ma come scandimento, nervatura, condensazione spaziale – si potrebbe dire “resistenza” -; in modo che il colore possa estendersi emblematicamente e dilatarsi senza perdere sostanza spaziale. Insomma la “rigidità” grafica di Gentilini ha quella qualità invalicabile, allarmata e revulsiva, che depaupera, estranea gli oggetti piuttosto che conchiuderli; ne deriva proprio quell’“isolamento sul piano” a cui Brandi allude a proposito delle figure riminesi “isolate come stiliti dal resto del mondo”. 
Si confronti la “Cena dell’Abate Guido”, nel Refettorio di Pomposa, dove, sulla bianca tovaglia verticale, le stoviglie, i panni, le ciotole col rigo di vino, sono appiattiti e come prosciugati, incollati alla densità di quel candore eppure delineati come astucci a chiusura ermetica; si confrontino con le analoghe composizioni di banchettanti e tavole imbandite di Gentilini. Una pittura, quella riminese, che par presentare una sezione di spazio colorato piuttosto che la superficie intera; quasi le fette più lucide delle apparenze, tagliate dalla lama della luce di cui mantengono la gelidità, così assottigliate come reste chiarissime. 
Ad accentuare la solitudine delle sue forme, e quasi la squallida stampigliatura, Gentilini ricorre ora spesso a soluzioni cromatiche che diano il senso “negativo” fotografico: allora il concavo si fa convesso, il vuoto si fa pieno, e persino i reticoli grafici e indefettibili che racchiudono le figure impagliate delle sue immagini da scuri e inchiostrati divengono lattescenti. […]