"Ritorno immagato a Gentilinia" di N. Micieli (2003)    


in: E., L., M., S. Guastalla (a cura di), Franco Gentilini dipinti, tempere, disegni, sculture, litografie e incisioni 1927-1981, catalogo mostra, Pietrasanta, Guastalla Centro Arte, Livorno, 2003
   
[…] a cavallo degli anni Cinquanta, scatta l’idea progettuale, si desta lo spirito del “costruttore” di cattedrali, del pittore tendenzialmente parietale sollecitato dalla suggestione e dalla meditata lettura degli affreschi di Pomposa, dei mosaici ravennati, dell’architettura e della scultura romaniche. Gentilini semplifica la partitura e la assesta su una griglia prospettica fondata sull’ordine pur intuitivo della geometria, mirando a ricondurre al piano la struttura spaziale scandita ad ampie pezzature. La forma si raddensa e si prosciuga, acquista una sua sedimentazione minerale, nel senso che la tessitura pittorica viene assorbita nella stesura stratificata della materia e nella decantazione del colore campito a zona, su registri generalmente bassi e comunque stemperati e privi di picchi timbrici. Infine, il disegno tracciato vigorosamente in superficie o sottilmente graffito (o simulato) nel corpo della materia, diventa un elemento essenziale della composizione, in quanto qualifica nello spazio le forme e ne argina l’espansione plastica e volumetrica, e della stessa immagine, in quanto si profila come un telaio portante dotato d’una sua speciale visibilità quasi radiografica. 
Ecco, sono questi gli elementi costitutivi della nuova sintassi figurativa sulla quale Gentilini imposterà gli esterni e gli interni, i contesti e le presenze creaturali e oggettuali della sua città ideale, quando il clima pittorico, ai primi anni Cinquanta, ancora teso e inquietante, si farà più pacato ed evocativo di una disposizione dello spirito fervida e assorta, incline all’espansione nella misura di una bellezza che mai contempla se stessa nell’assolutezza della forma, ma reca nel proprio statuto un umanissimo senso di transitorietà, ragione non ultima della sua poesia. […] 
Franco Gentilini è stato un formidabile disegnatore. Lo dico senza enfasi, come un dato di fatto. […] Del resto, è un disegno appena asperso di rosa stemperato e di bruno cinerino, il suo ultimo dipinto, l’Autoritratto (1981) ora agli Uffizi, opera prosciugata del congedo. In quella testa lievemente reclina, sostenuta dal rigido collare (la scriminatura dei capelli e la linea del naso in distorsione stereoscopica sull’asse della bocca, cui sovrastano i baffi regali, e degli occhi a mandorla, pur’essi disposti con leggero strabismo di insinuazione espressiva ), mi piace leggere quasi un lascito testamentario: una professione di umiltà, la lezione finale d’un maestro cui stava a cuore recuperare, quasi un memento, l’idea sorgiva dell’arcana scienza della pittura, nel disegno additandone l’estrema spoglia corporale, alla soglia dell’essenza. Come dire dell’anima. […]